Rapporto AiFOS 2023 sulla qualificazione del formatore sulla sicurezza

In vista di una revisione dei criteri di qualificazione dei formatori alla sicurezza, scopriamo l’identikit del formatore sulla sicurezza che emerge dall’ultima ricerca AiFOS.

Rapporto AiFOS 2023 sulla qualificazione del formatore sulla sicurezza

In vista di una revisione dei criteri di qualificazione dei formatori alla sicurezza, scopriamo l’identikit del formatore sulla sicurezza che emerge dall’ultima ricerca AiFOS.

Lo scorso dicembre, AiFOS (Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza) ha diffuso il "Rapporto AiFOS 2023", incentrato sui temi legati alla formazione e alla qualificazione del formatore sulla sicurezza.

Questa ricerca è nata dalla necessità di investigare, a dieci anni dall’introduzione dei criteri di qualificazione previsti dal Decreto Interministeriale del 6 marzo 2013, l’ambito della formazione e della qualifica dei formatori in sicurezza, con l’obiettivo di stimolare ulteriori riflessioni e immaginare nuovi e più efficaci criteri di qualifica dei formatori.

La ricerca getta luce su vari aspetti della qualificazione del formatore in sicurezza, sottolineando l’importanza di comprendere la realtà dei luoghi di lavoro e le opinioni dei responsabili della sicurezza aziendale.

Dall’indagine, alla quale hanno partecipato 669 formatori provenienti da tutta Italia, emerge un quadro dettagliato del profilo del formatore in sicurezza: prevalentemente maschile (69,5%) e con età compresa tra 35 e 64 anni (83%). Tuttavia, tra le formatrici, prevalgono le età tra 24 e 49 anni (64%), segnalando un’evoluzione di genere nella professione.

La maggior parte dei formatori (69%) lavora per diverse aziende, principalmente di medie e piccole dimensioni, adattandosi alle esigenze formative di un numero ridotto di dipendenti.

Per quanto concerne la qualificazione, la maggior parte dei formatori (66,7%) è qualificato in tutte e tre le aree tematiche e soddisfa più criteri (53%) di quelli previsti dal decreto del 2013, riflettendo un approccio basato sull’esperienza didattica e professionale nel campo della sicurezza sul lavoro.

Ben l’80% dei formatori ha seguito un corso specifico per formatori, indicativo dell’importanza attribuita a tale preparazione sia per arricchimento personale che per necessità normative.

Il 75,6% dei formatori intervistati dichiara che sono presenti sul mercato ancora molte figure che, pur non possedendo i criteri, svolgono attività di docenza.

In vista di una revisione dei criteri di qualificazione dei formatori alla sicurezza, ci sono alcune affermazioni che meritano di essere valutate.

L’83,7% degli intervistati dichiara che si dovrebbe puntare di più sull’esperienza svolta dai formatori; l’82,1% dichiara che dovrebbe essere reso obbligatorio il possesso della capacità di comunicazione, che per il 74.6% dovrebbe anche costituire un’area comune per tutti e poi prevedere diverse aree tematiche.

Il 75% degli intervistati dichiara infine che dovrebbe essere prevista come obbligatoria la partecipazione a un corso di formazione formatori per la didattica.

Parzialmente approvata con il 58% l’idea di introdurre accanto al docente-formatore il ruolo di un tutor affinché possa maturare un’esperienza pluriennale.

Quasi tutto il campione di intervistati (93%) di chiara di aver svolto l’aggiornamento professionale prevista dal Decreto-Legge 6 marzo 2013, sia con frequenza di corsi/seminari che con ore di docenza (per il 50%), sia con frequenza a corsi (aula, videoconferenza, eLearning) che con partecipazione a convegni (per il 20%).

Tuttavia, nonostante la semplicità nella formulazione e identificazione dei criteri, emerge una critica verso la loro eccessiva semplicità che non garantisce sempre un alto livello di qualità della formazione. Infatti, una considerevole percentuale di partecipanti ritiene che i criteri non favoriscano una selezione efficace dei professionisti, né contribuiscano a migliorare la qualità della formazione offerta.

Di particolare interesse il dato relativo alle metodologie didattiche, sebbene solo il 3% operi esclusivamente in videoconferenza, circa la metà combina lezioni in presenza e a distanza (49% solo aula, 48% aula e videoconferenza), evidenziando un adattamento alle nuove tecnologie e un impegno nell’interazione con i partecipanti.

Un approfondimento relativo alla metodologia della videoconferenza sincrona ci dice che l’83,6% dei formatori la ritiene una modalità molto comoda che permette ai discenti di seguire iniziative più facilmente, senza la necessità di spostamenti; l’83,6% ritiene altresì che vi siano differenze importanti tra l’apprendimento con formazione in aula e videoconferenza.


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